SPORT DA CONTATTO
I traumi da hockey su ghiaccio aumentano
la probabilità di depressioni e dipendenze
Il gioco dell’hockey su ghiaccio, soprattutto se a livello agonistico, dovrebbe essere regolamentato meglio, perché i traumi che riportano i giocatori professionisti, oltre a essere associati a un aumento del rischio di sviluppare una demenza, lo sono anche a quello di andare incontro a esaurimenti nervosi, dipendenze soprattutto da alcol, rapporti patologici con i social media, ansia e depressione. Lo dimostra uno studio pubblicato su BMC Sports Science, Medicine and Rehabilitation dai ricercatori del dipartimento di psichiatria dell’Università di Lund, in Svezia, nel quale è stata esaminata la storia di circa 650 giocatori svedesi professionisti in attività, sia maschi che femmine. Il risultato è stato preoccupante: gli atleti hanno un rischio aumentato di circa il 30% rispetto alla popolazione generale e rispetto ad altre categorie di sportivi di cadere nell’alcolismo (tasso che tra le donne sale addirittura al 36%), e del 20% di avere un esaurimento (burnout). Chi ha subito tre o più concussioni alla testa, poi, ha un raddoppio di incidenza di depressione (2,1 volte) e un aumento di 3,5 volte di burnout rispetto a chi non ha mai avuto colpi al cranio. Lo studio conferma altri dati usciti negli anni scorsi nei quali è stato dimostrato che, tra gli atleti più giovani che oraticano sport di contatto, i traumi cranici ripetuti sono associati a un deciso aumento del rischio di dipendenze, depressione e suicidio.
I dati sulle conseguenze dei traumi ripetuti alla testa hanno ormai raggiunto una consistenza tale che è ormai impossibile ignorarli. Anche le associazioni sportive dovrebbero tenerne conto.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 18 novembre 2024
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