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Asma, i probiotici proteggono i neonati? Non ci sono studi che lo confermino

Un’analisi della letteratura scientifica sull’argomento, eseguita dagli esperti del Gruppo Cochrane, lascia aperti molti interrogativi. Necessarie nuove ricerche cliniche su un numero più ampio di bambini

di Agnese Codignola

La composizione della flora batterica intestinale ha una grande influenza sullo sviluppo del sistema immunitario e sul mantenimento del suo equilibrio in età adulta, e diversi studi hanno ormai dimostrato che l’assunzione di certi ceppi di probiotici può aiutare a curare o ad attenuare i sintomi di alcune malattie infiammatorie. Ma lo stesso si può dire quando una donna incinta assume probiotici per prevenire un’eventuale, futura asma allergica del bambino, o quando gli stessi vengono somministrati al bambino fino dai primissimi mesi di vita? La risposta sembra essere no o, quantomeno, non è detto, dal momento che non vi sono ancora prove certe che sia così.

Questo è quanto emerge da una grande analisi della letteratura condotta dal gruppo Cochrane (il circuito internazionale che raccoglie esperti di una materia, i quali analizzano i dati disponibili per giungere a indicazioni concrete basate su numeri scientificamente inattaccabili) e uscita sul British Medical Journal (http://www.bmj.com/content/347/bmj.f6471 ).

Analizzando gli studi pubblicati da quando l’archivio Medline (una delle più grandi banche-dati mediche del mondo) è disponibile, ed esaminando anche quanto è presente nella piattaforma dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulle sperimentazioni cliniche, gli autori hanno identificato 20 studi attendibili, che hanno coinvolto un totale di oltre 4.600 bambini; gli studi si sono rivelati molto eterogenei nell’impostazione dei protocolli, negli obiettivi, nel follow up dei bambini e nei parametri misurati, ma il messaggio alla fine è emerso con chiarezza.

In generale, i bambini le cui madri avevano assunto probiotici in gravidanza o che erano stati trattati entro il primo anno di vita sono stati il 10,7% del totale. Tra costoro, l’incidenza del sibili asmatici è stata del 33,3%, quella delle infezioni del tratto respiratorio del 13,9%: valori che non si discostano da quelli dei bambini non entrati in contatto con i probiotici. In definitiva, dunque, dicono gli studiosi, i numeri non fanno emergere alcun effetto significativo, e anche quando sembra che sia così, i dati sono quasi sempre deboli dal punto di vista metodologico. La conclusione è che, fino a quando non saranno condotti studi clinici ben impostati, con follow up più lunghi e con numeri che diano forza all’eventuale risultato, non è possibile concludere che i probiotici abbiano un effetto significativo sulla prevenzione dell’asma nei neonati.

Data ultimo aggiornamento 21 dicembre 2013
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: asma, flora batterica intestinale, gravidanza, probiotici



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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