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Contro l’alopecia areata, dai 12 anni in poi,
ora c’è un nuovo farmaco, il ritlecitinib

I ragazzi (e gli adulti) che soffrono di alopecia areata, condizione che provoca la perdita di capelli in vaste zone del cranio e che ha un’origine autoimmune, potranno contare, per il momento negli Stati Uniti, sul primo farmaco indicato dai 12 anni in poi, una piccola molecola chiamata ritlecitinib. La Food and Drug Administration gli ha infatti accordato il suo via libera dopo che sono stati pubblicati, su Lancet, i risultati di uno studio clinico condotto su oltre 700 pazienti che avevano perso il 50% o più dei capelli, reclutati in più di 110 centri statunitensi. I partecipanti hanno assunto 50 milligrammi del farmaco  o di un placebo per via orale tutti i giorni per sei mesi e alla fine, il 23% dei trattati aveva recuperato l’80% dei capelli, contro solo l’1,6% dei secondi. Moderati anche gli effetti collaterali, che sono stati soprattutto la cefalea, la diarrea, l’acne.

L’efficacia della molecola, che ha come bersaglio un piccolo enzima chiamato JAK3, già noto per essere coinvolto in alcuni tumori, è stata simile in tutte le fasce di età, e questo è importante perché la malattia spesso si manifesta nell’adolescenza, comportando anche gravi disagi psicologici. Finora, però, per i ragazzi colpiti non c’erano terapie specifiche, ma solo quelle generalmente immunosoppressive; da ora, invece, anche per loro ci sarà una cura.

Anche l’agenzia europea per i farmaci, l’EMA, sta valutando il ritlecitinib. 

Il farmaco si affianca a un altro approvato di recente, ma solo per gli adulti, il baricitinib, diretto contro un altro membro della stessa famiglia di enzimi, JAK1, già approvato per l’artrite reumatoide, che è stato anche il primo a ricevere l’indicazione specifica per l’alopecia.

Sui costi non ci sono ancora notizie specifiche, ma il baricitinib costa tra i 2.500 e i 5.000 dollari circa al mese, a seconda delle dosi.

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 4 luglio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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