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Un test per prevedere la risposta del sistema immunitario

Sviluppato da un team di ricerca francese “Immunoscore”, un esame per predire il buon funzionamento delle cure antitumorali e la reazione del nostro apparato difensivo contro i tumori

di Daniele Banfi (Fondazione Umberto Veronesi)

Per un medico saper prevedere come risponderà il proprio paziente alle cure è questione soprattutto di esperienza. Quando però accanto ad essa si affianca la tecnologia allora i risultati diventano straordinari. Potrebbe essere questo il caso di Immunoscore, un test messo a punto dai ricercatori dell’INSERM di Parigi che promette di affiancare il medico nella decisione su quale terapia intraprendere in base alla risposta del sistema immunitario contro le cellule tumorali. La novità è stata presentata in occasione del convegno mondiale di immunologia ICI2013 svoltosi a Milano.

SISTEMA IMMUNITARIO- Durante il meeting milanese si è parlato molto del ruolo importante dell’immunità nello sviluppo dei tumori e di come risvegliare le difese dell’organismo perché siano efficaci a contrastare la malattia. Ma l’osservazione dei rapporti che si creano tra il tumore e il sistema immunitario serve anche a prevedere come si evolverà la malattia e probabilmente come risponderà alle cure. Il metodo è molto semplice e consta dell’analisi del tessuto tumorale ottenuto attraverso una biopsia o un intervento chirurgico. «L’uso di Immunoscore sul reperto raccolto può fornire informazioni fondamentali sulla prognosi e aiutare così a prendere decisioni sulle scelte terapeutiche da fare, per esempio in relazione al ricorso ai nuovi farmaci mirati. Abbiamo infatti osservato che le caratteristiche della risposta immunitaria al tumore sono associate a una maggiore sopravvivenza del paziente, come abbiamo descritto in una review appena pubblicata su Immunity» spiega Jerome Galon, autore del test.

LINFOCITI- Il metodo si basa sulla valutazione dei linfociti T detti citotossici proprio perché deputati a uccidere altre cellule potenzialmente dannose per l’organismo, per esempio appunto perché tumorali: dal loro numero, dalle loro caratteristiche e della disposizione rispetto al centro o alla periferia del tumore si può prevedere quale sarà l’andamento della malattia e forse anche la risposta alle cure.

SPERIMENTAZIONE- Per promuovere Immunoscore nella clinica è stato istituito un network internazionale, guidato dalla Society for Immunotherapy of Cancer (SITC), che comprende anche la European Academy of Tumor Immunology, La Fondazione Melanoma e molte istituzioni da 23 centri di 17 Paesi. Per l’Italia sono impegnati in questo progetto ricercatori dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano, il gruppo di Michele Maio dell’Università di Siena e alcuni studiosi dell’Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Napoli.

QUALI TUMORI? In particolare è in corso uno studio in una ventina di centri in tutto il mondo per convalidare il test nei confronti del cancro al colon, cercando di capire cioè se il test aveva effettivamente predetto quello che poi è stato l’andamento della malattia. Si sta discutendo però di estendere la ricerca clinica anche ad altre malattie in cui l’esame si dimostra promettente.

Data ultimo aggiornamento 21 dicembre 2013
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: chemioterapia, immunologia, Michele Maio



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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