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Un’arma contro la Klebsiella

Se quanto osservato negli esperimenti condotti in laboratorio sarà confermato da studi su animali e uomini, Klebsiella pneumoniae, uno dei microbi oggi più temuti a causa del fenomeno della resistenza agli antibiotici, potrebbe avere un nuovo nemico. Uno studio pubblicato su Cellular Microbiology dai ricercatori della Queen’s University di Belfast, in Irlanda del Nord, ha infatti spiegato in che modo questo batterio riesce a neutralizzare le difese immuniarie dell’organismo, ma non solo. Lo stesso studio ha dimostrato che potrebbe essere possibile neutralizzare anche le sue armi: basta un farmaco specifico.

Klebsiella pneumoniae provoca gravi polmoniti e infezioni alla vescica. La malattia è fatale nel 25-60% dei casi, e allarma i medici a causa della sua resistenza al trattamento con tutti i principali antiobitici. Nel processo di infezione, infatti, il batterio si costruisce una sorta di scudo contro le cellule del sistema immunitario e i farmaci prendendo il controllo di una proteina presente nelle cellule del sangue, Akt.

I ricercatori hanno scoperto che trattando le cellule con una molecola sperimentale in grado di inibire il funzionamento di Akt il sistema immunitario recupera la capacità di uccide Klebsiella. Ora i test proseguiranno per capire se questo farmaco è sicuro e altrettanto efficace nei pazienti; in tal caso la lotta contro una delle infezioni su cui anche l’Organizzazione mondiale della sanità sta concentrando i suoi sforzi potrebbe fare un passo in avanti.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 22 giugno 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: infezioni, polmonite



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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