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Trovata un’altra proteina chiave per curare la sclerosi multipla

Nuovi studi dimostrano che una proteina chiamata TREM2, già sospettata di essere coinvolta in una serie di gravi malattie neurologiche che portano alla degenerazione delle cellule nervose, quali le demenze e il morbo di Parkinson, gioca anche un ruolo importante nella sclerosi multipla.

TREM2 è prodotta dalla microglia, la sostanza che circonda e nutre le cellule nervose, e normalmente ha tra le sue funzioni anche quella di spazzino: quando una cellula o un tessuto nervoso muoiono, cioè, lasciando detriti, TREM2 li elimina, evitando così che diventino tossici. Ma nella sclerosi multipla questo meccanismo non funziona (in altre parole, nella sclerosi multipla la funzionalità della proteina TREM2 è quasi certamente compromessa, con problemi per le cellule nervose). L’hanno dimostrato, come riferisce la rivista Acta Neuropathologica, i neurologi della Washington University (Stati Uniti), esaminando due tipi di animali diversi: topi con un patrimonio genetico normale, e altri, invece, privi del gene che codifica per la proteina TREM2 (quindi topi senza questa proteina). Somministrando ai due gruppi di animali un farmaco chiamato cuprizone, che danneggia la mielina (la sostanza che riveste le fibre nervose e che nella sclerosi multipla risulta danneggiata) è apparso evidente il ruolo della proteina TREM2. I topi normali, infatti (capaci di produrre la TREM2), dopo qualche giorno non mostravano più segni di lesioni alla mielina, perché la TREM2, probabilmente, era riuscita a riparare i danni, mentre negli altri, che invece erano privi di TREM2, i danni si vedevano distintamente dopo 4, 6 e 12 settimane dalla somministrazione del farmaco. Lo stesso valeva per i sintomi, visibili nei topi geneticamente modificati, assenti negli altri.

TREM2 sembra essere quindi fondamentale per mantenere un buon equilibrio, e probabilmente nella sclerosi multipla, per ragioni ancora non note, non funziona a dovere. Gli studi proseguono, per chiarire meglio ogni aspetto ed esplorare anche questa via terapeutica (per trovare un modo, cioè, di utilizzare la TREM2 come possibile farmaco).

A.B.
Data ultimo aggiornamento 5 marzo 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: demenze, malattia di parkinson, microglia



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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