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Troppa vitamina A
fa "dimenticare" le infezioni

I ricercatori del Medical Center della Radboud University di Nijmegen, nei Paesi Bassi, hanno trovato una possibile spiegazione ad alcuni dei danni che possono essere associati a un eccesso di vitamina A nell’organismo. In uno studio pubblicato sul Journal of Leukocytes Biology gli esperti hanno infatti scoperto che quantità troppo elevate di questa vitamina influenzano la memoria delle cellule del sistema immunitario, che non riconoscono più gli agenti estranei cui sono state esposte e reagiscono alla loro presenza come se non fossero mai entrate in contatto con essi.

Da tempo è noto che non solo la carenza ma anche un eccesso di vitamina A può essere pericoloso per la salute. Quantità troppo elevate di questo micronutriente sono ad esempio state associate a un aumento del rischio di alcuni tipi di tumore. Per verificare l’effetto di un eccesso di vitamina A sul sistema immunitario gli autori di questo studio hanno esposto alcune cellule immunitarie (i monociti) a dosi crescenti della molecola. In genere il sistema immunitario è in grado di ricordare di essere entrato in contatto con un agente potenzialmente pericoloso per la salute. E’ proprio su questo fenomeno che si basa la cosiddetta memoria immunitaria, che consente ad esempio di non ammalarsi una seconda volta di varicella. I monociti trattati con vitamina A non riescono però più a riconoscere i batteri e gli altri agenti con cui sono già entrati in contatto e si comportano come se li incontrassero per la prima volta.

Sulla base di questi risultati i ricercatori raccomandano che qualsiasi supplementazione di vitamina A sia concordata con un medico.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 15 luglio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: monociti, sistema immunitario, vitamina A



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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