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Studio USA: problemi immunitari per i figli delle donne obese

di Agnese Codignola

L’obesità in gravidanza può avere pesanti ripercussioni non solo sulla salute della madre e sull’andamento della gestazione, ma anche sulla salute dei bambini e, in modo particolare, sul loro sistema immunitario. Per questo nelle visite prenatali, oltre che sui benefici dell’attività fisica, dell’astensione dal fumo e dall’alcol, sull’importanza di una dieta sana e così via, i ginecologi dovrebbero sempre parlare alle donne anche della gestione e del mantenimento del peso.

Che i figli delle donne obese potessero subire ripercussioni in termini di aumento del rischio di diabete (tipo 2) e di malattie cardiovascolari era già noto, ma ora uno studio pubblicato sulla rivista Pediatric Allergy and Immunology dai ricercatori della School of Medicine dell’Università della California, sede di Riverside (Stati Uniti), getta nuova luce su un aspetto che potrebbe avere conseguenze importanti: lo sviluppo del sistema immunitario del feto e del neonato. I ricercatori hanno selezionato 39 donne incinte, sane, che avevano portato a termine la gravidanza dando alla luce un figlio, 11 delle quali normopeso, 14 in sovrappeso e 14 obese. Gli studiosi hanno poi analizzato la composizione del sangue ombelicale, trovando che quello delle donne obese conteneva cellule del sistema immunitario – in particolare monociti e cellule dendritiche – molto meno in grado, rispetto a quelle delle madri normopeso, di reagire adeguatamente alle infezioni da batteri. I ricercatori hanno anche visto che, in alcuni casi, il sangue ombelicale conteneva meno linfociti T CD4 (cellule fondamentali del nostro apparato difensivo) rispetto alla media, e meno eosinofili, coinvolti nelle reazioni allergiche e nell’asma.

Il dato potrebbe avere ripercussioni per quanto riguarda le vaccinazioni del primo anno di vita, perché - alla luce di questo studio - si può pensare che il sistema immunitario dei figli di donne obese reagisca in modo meno efficiente all’immunizzazione. La ricerca californiana aiuta anche a capire meglio perché la salute di questi bambini sia in generale peggiore. In futuro, se i dati saranno confermati, per i figli di donne obese potrebbero essere predisposti specifici protocolli  preventivi, e terapie volte a normalizzare il sistema immunitario.’

Data ultimo aggiornamento 19 maggio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: monociti, obesità



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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