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Sindrome di Sjögren: funzioni cognitive non compromesse

Uno studio ha dimostrato che il calo delle prestazioni intellettive riportato spesso dai pazienti è soltanto una percezione.

di Agnese Codignola

Il progressivo calo delle prestazioni intellettive percepito dai pazienti affetti da  sindrome di Sjögren è, appunto, soltanto percepito. Uno studio condotto dalla Tufts University di Medford, negli USA, ha dimostrato che chi soffre di questa patologia rara non presenta problemi di questa natura.

LA RICERCA - Nello studio, pubblicato sulla rivista Clinical Rheumatology, sono stati selezionati 37 malati e 37 individui sani (controllo), simili per età, sesso, livello di istruzione.

I ricercatori statunitensi  hanno verificato sia i sintomi percepiti, sia quelli oggettivi, relativi alle condizioni fisiche, psicologiche e cognitive.

È emerso che in chi soffre della sindrome di Sjögren, nonostante spesso dichiari di avere problemi di attenzione e memoria, più ansia e depressione, maggiori disturbi del sonno e maggiore affaticamento rispetto ai volontari sani, dal punto di vista clinico soltanto l’attenzione e la memoria sembrano davvero ridotte.

Per arrivare a tale conclusione è stato effettuato un primo test in cui veniva chiesto di ricordare una lista, e un secondo, più articolato, che indagava sulla velocità di ragionamento, di analisi visiva e di memorizzazione.

Secondo gli autori dello studio «le persone con sindrome di Siögren mantengono un alto livello di funzionalità cognitiva, nonostante la loro sensazione sia quella di un costante declino.

La malattia può interferire con le attività quotidiane, ma si tratta di disturbi facilmente compensabili. È necessario, comunque, approfondire questi aspetti e le loro variazioni nel tempo e adottare un approccio multidisciplinare per una malattia che ha molteplici risvolti».

LA PATOLOGIA - La sindrome di Sjögren è una malattia infiammatoria cronica di natura autoimmune spesso difficile da diagnosticare, per la complessità dei sintomi e perché può essere confusa con altre patologie. Colpisce centinaia di migliaia di persone nel mondo, di cui tra l’80 e il 90 per cento sono donne.

Si verifica quando il sistema immunitario non riconosce le cellule delle ghiandole esocrine (salivari, lacrimali), distruggendole e creando notevoli disturbi di bocca secca (xerostomia) e occhio secco (cheratocongiuntivite secca).

La Sindrome di Sjögren può dare una sintomatologia molto variabile in termini di intesità e, nei casi più gravi, può danneggiare organi vitali. Alcuni pazienti possono alternare periodi senza sintomi, seguiti da periodi di massima intensità (tumefazioni parotidea, artralgie, febbre).

 

Data ultimo aggiornamento 15 novembre 2014
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: ansia, depressione, malattie rare, malattie reumatiche, sindrome di Siögren



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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