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Un gas che sa di uova marce potrebbe combattere con successo alcune micosi

Non ha un odore gradevole, ma potrebbe rivoluzionare la cura delle infezioni da funghi (e batteri) che colpiscono le unghie. L’acido solfidrico o H2S, gas che sprigiona il tipico odore di uova marce, ha infatti mostrato caratteristiche molto interessanti in una serie di esperimenti condotti per il momento in vitro, che autorizzano a procedere in vivo e poi, se tutto andrà come ci si augura, sui primi volontari. Le onicomicosi, che colpiscono circa un anziano su due e anche molti giovani, adulti, sportivi e così via, sono difficilissime da trattare. In genere si procede con farmaci dati per via locale, che però impiegano mesi a sconfiggere i microrganismi presenti, e non sempre ci riescono. Oppure con le stesse molecole date per via orale, che però hanno effetti collaterali piuttosto pesanti e possono essere incompatibili con altre terapie. Come hanno ricordato gli autori, ricercatori dell’Università di Bath, in Gran Bretagna, il problema risiede nel fatto che i farmaci locali penetrano pochissimo (per un terzo circa del volume somministrato) lo strato duro delle unghie, e anche per via sistemica arrivano in quantità minime laddove serve, ma non si può aumentare più di tanto la concentrazione per la tossicità correlata; nel frattempo molti funghi sviluppano resistenza. L’H2S, invece, penetra senza grandi difficoltà attraverso l’unghia, e una volta raggiunta la sede, cioè il letto ungueale dove funghi e batteri si riproducono, uccide i microrganismi per soffocamento. Come illustrato su Scientific Reports, in test in vitro un sistema capace di rilasciare H2S, (grazie all’aggiunta di sodio) si è rivelato molto efficace. Il controllo di ciò che succede nei geni fungini ha svelato che circa un centinaio vengono silenziati, e altrettanti potenziati: una prova evidente di una risposta allo stress ossidativo che nasce dalla mancanza di ossigeno e dai danni dello zolfo.

Le dosi studiate, tra l’altro, rendono il problema dell’odore sgradevole più facile da gestire, perché sono basse.

Se le prove al momento in corso confermeranno l’efficacia dell’approccio, entro qualche anno ci potrebbero essere nuovi farmaci per uso locale, basati sulla somministrazione di H2S, e finalmente risolutive. 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 31 dicembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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