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E adesso spunta anche un diabete di tipo 4

Ricercatori californiani hanno descritto sulla rivista Nature una "variante" del diabete, finora sconosciuta, che sarebbe causata da un errato funzionamento dei linfociti Treg (globuli bianchi molto importanti nella difesa dell’organismo)

di Agnese Codignola

Esiste una quarta forma di diabete, mai descritta prima, associata all’età e non al peso o all’autoimmunità. Questo, almeno, è quanto scrivono sulla rivista Nature i ricercatori del Salk’s Gene Expression Laboratory di La Jolla, in California (Stati Uniti). Fino a oggi si distinguevano tre forme di diabete: il tipo 1, chiamato giovanile o mellito, causato da una reazione autoimmune, che provoca la distruzione di una parte del pancreas; il tipo 2, associato a fattori metabolici, a una dieta troppo ricca di zuccheri e a condizioni quali l’obesità; e il tipo 3, molto meno comune, che si manifesta con sintomi che assomigliano moltissimo a quello delle demenze, e che è ancora in gran parte poco noto. Eppure – questa la considerazione di fondo degli studiosi californiani – ci sono persone in là con gli anni che non hanno il diabete di tipo 1, sono magri e conducono uno stile di vita salutare, eppure sviluppano ugualmente la malattia. Come mai? Per capirlo, i ricercatori hanno studiato, in laboratorio, due popolazioni di topi anziani, una con un diabete legato all’obesità e l’altra con il diabete senza cause apparenti, e hanno così visto che questi ultimi hanno, nei loro tessuti adiposi, molti più linfociti regolatori (Treg) del normale (i Treg sono globuli bianchi molto importanti per la difesa dell’organismo). Inoltre, hanno dimostrato che quando i Treg vengono bloccati con un anticorpo monoclonale specifico, i topi non sviluppano più il diabete di tipo 4, e che quando i topi diventano obesi, gli stessi anticorpi non riescono a contrastare la malattia.

La scoperta è per certi aspetti sorprendente, poiché, di norma, i Treg aiutano a tenere sotto controllo l’infiammazione e dunque svolgono una funzione positiva. Ma, secondo i ricercatori californiani, una volta esaurito questo compito, favoriscono l’accumulo di cellule adipose in tessuti non visibili, come il fegato, e in questo modo spianano la via alla resistenza all’insulina e poi al diabete.

Se il diabete 4 verrà riconosciuto anche da altri studiosi come una vera entità patologica, potrà finalmente essere diagnosticato e curato prima, e meglio, andando a inibire i Treg (con una strategia terapeutica, dunque, molto diversa da quella utilizzata attualmente contro il diabete). Il problema riguarda, soprattutto, quegli anziani che apparentemente non hanno fattori di rischio per il diabete e invece sviluppano ugualmente la malattia, senza che i medici se ne rendano conto per tempo e attivino le terapie adeguate.

Data ultimo aggiornamento 25 novembre 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: linfociti T regolatori



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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