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Nuova immunoterapia allo studio contro la malattia di Alzheimer

Uno studio condotto sugli animali sembra suggerire che si potrebbe essere più vicini a un vaccino – o, per meglio dire, a una forma di immunoterapia - per la demenza di Alzheimer. I neurologi dell’Università del Texas (sede di Galveston) hanno infatti dimostrato che una terapia immunizzante con anticorpi diretti contro la proteina tau, una delle più coinvolte nella malattia, è in grado di far regredire il deficit di memoria negli animali. La nuova terapia appare in grado di ridurre anche la concentrazione delle proteine beta amiloidi, che - insieme alla proteina tau - hanno un ruolo decisivo dell’insorgenza del morbo di Alzheimer. 

Come ricorda il Journal of Neuroscience, nell’Alzheimer sia la tau che la beta amiloide sono presenti in forme anomale chiamate oligomeri, responsabili dei danni cerebrali. L’immunoterapia specifica contro questi oligomeri sembra funzionare contro i deficit cognitivi. I dati suggeriscono, quindi, che la via dell’immunizzazione potrebbe portare a nuove terapie più efficaci di quelle attuali, anche se nuove sperimentazioni dovranno essere fatte anche sugli uomini.

 

A.C.
Data ultimo aggiornamento 30 marzo 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: beta amiloide, malattia di Alzheimer



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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