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Per proteggere gli occhi dagli attacchi dell’età è utile mangiare uva tutti i giorni

Per preservare il più a lungo possibile l’integrità degli occhi si può compiere un gesto che costa pochissimo, e fa bene anche ad altri organi e tessuti: mangiare regolarmente frutta e, nello specifico, uva.

Con l’avanzare dell’età, l’occhio va incontro a due tipi di rischi: lo stress ossidativo e la formazione di composti di scarto che tendono ad accumularsi, detti advanced glycation end products (AGEs). Entrambi danneggiano la retina, la macula e le varie parti, e mettono a rischio il funzionamento regolare delle cellule dell’occhio, dando origine a una serie di malfunzionamenti che possono sfociare, per esempio, nella maculopatia. Ma l’assunzione di alimenti ricchi di antiossidanti come la frutta può aiutare a neutralizzare le specie chimiche pericolose e ad aumentare quelle benefiche come quelle che colorano la macula, misurate attraverso un parametro chiamato Macular Pigment Optical Density (MPOD).

Per verificare l’esatto contributo di questo tipo di alimento, un gruppo di ricercatori di Singapore ha chiesto a 34 persone con più di 65 anni di assumere ogni giorno, per 16 settimane, una pastiglia da 46 grammi di polvere che conteneva l’equivalente di 250 grammi di uva disidratata ed essiccata, oppure di un placebo. Si è deciso di ricorrere alla forma essiccata perché mantiene quasi tutti i principi attivi, e per poter confrontare i dati con quelli della parte del campione che, senza saperlo, assumeva una polvere neutra. Come riferito su Food & Function, il risultato è stato che chi aveva assunto l’estratto di uva aveva un punteggio nettamente superiore di MPOD, e quantità inferiori di AGE, nonché una capacità antiossidante generale, misurata attraverso alcuni parametri del sangue, più elevata.

Va ricordato che secondo tutti gli studi degli ultimi decenni (e sono migliaia), è sempre e comunque da preferire la forma fresca di frutta e verdura, che apportano sempre benefici più grandi rispetto a formulazioni come quella utilizzata dai ricercatori a scopo di studio. Per proteggere la vista, il consiglio quindi è quello di consumare regolarmente un paio di porzioni di uva al giorno o, se non è possibile, di frutta fresca ad elevato contenuto di antiossidanti.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 11 ottobre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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