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Per perdere chili ci vogliono almeno due ore e mezzo di esercizio aerobico a settimana

Quanta attività fisica bisogna fare per perdere un po’ di peso? Non meno di due ore e mezzo alla settimana, scegliendo attività aerobica di una certa intensità. Al di sotto di tale soglia, l’esercizio fa comunque bene, ma non contribuisce a diminuire almeno in parte i chili di troppo. Lo dimostra una grande metanalisi condotta dai ricercatori dell’Imperial College di Londra su ben 116 studi degli ultimi anni, che hanno coinvolto poco meno di settemila persone, tutte in sovrappeso o già obese, appena pubblicata su JAMA. Se si rimane attorno alla mezz’ora non si ha alcun effetto sul peso.

Secondo quanto riferito, per ogni mezz’ora in più oltre le due ore e mezzo alla settimana si elimina poco più di mezzo chilo e si ottiene una riduzione del girovita di 0,5 centimetri (parametro importante per il grasso addominale, il più pericoloso), così come un cambiamento positivo degli altri parametri che aiutano a misurare il grasso viscerale (quello che si accumula attorno appunto ai visceri, invisibile ma considerato pessimo per la salute). Ai benefici sul peso vanno poi aggiunti quelli sull’umore e in generale sulla qualità di vita, a fronte di effetti collaterali limitati a qualche sintomo muscoloscheletrico, nelle persone meno abituate a fare sport. Il modo migliore per smaltire gli eccessi delle festività è dunque quello di uscire e andare a fare sport, cercando di fa sì che questa diventi un’abitudine da mantenere anche una volta rientrati nel peso.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 2 gennaio 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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