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Per neutralizzare il sudore troppo pungente forse si potrà chiedere aiuto ai batteriofagi

Il sudore dall’odore pungente in futuro potrebbe essere affrontato non con un deodorante, per quanto efficace, ma con un aminoacido derivato dai virus che hanno come bersagli specifici i batteri, chiamati batteriofagi o fagi. Lo suggerisce uno studio appena pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology dai ricercatori della Metropolitan University di Osaka, in Giappone, che sono partiti dalla base, cioè dall’analisi del contenuto del sudore di una ventina di uomini sani. In base a quanto scoperto, hanno poi suddiviso il sudore in due tipologie, una che includeva il sudore con un odore più intenso, nel quale rientravano 11 persone, una con il sudore meno forte. Il passaggio successivo è stata l’analisi delle specie batteriche presenti in ogni campione, dal momento che l’odore del sudore deriva dall’azione dei batteri che compongono il microbiota della cute, che metabolizzano gli acidi grassi e le altre sostanze secrete dalle ghiandole sudoripare. Hanno così dimostrato che chi ha una sudorazione particolarmente odorosa ha anche una significativa presenza di un batterio, lo Staphylococcus hominis. Ma contro questo batterio, e solo contro di esso, è possibile utilizzare un aminoacido ricavato da un fago che di solito si nutre dell’S. hominis, una lisina. Messa a contatto con il batterio, questa lisina si è dimostrata in grado di disattivarlo, lasciando intatti tutti gli altri batteri presenti.

Per questo in futuro, se i dati in vitro saranno confermati, la lisina dei fagi specifici potrebbe diventare la base di un approccio del tutto nuovo al problema della sudorazione troppo forte, che può avere effetti negativi sulla psiche e sulla vita sociale di chi ne soffre.


Data ultimo aggiornamento 6 maggio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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