Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Per contrastare il grasso depositato nel fegato si può ricorrere anche al camu camu

L’estratto di camu camu, frutto tropicale di un arbusto della famiglia delle mirtacee, la Myrciaria dubia, potrebbe essere utile a chi soffre di steatosi epatica non alcolica, l’accumulo di grasso nel fegato sempre più diffuso, pericoloso per l’organo e contro il quale non esistono terapie risolutive. Uno studio condotto in Canada, dove almeno sette milioni di persone soffrono di steatosi, sembra infatti confermarne i benefici. In esso trenta volontari hanno assunto per tre mesi un placebo oppure un estratto di camu camu in diverse concentrazioni, e poi sono stati tutti sottoposti a una risonanza magnetica per verificare l’andamento del grasso epatico.

Come riferito su Cell Reports Medicine, coloro che avevano assunto 1,5 grammi di camu camu al giorno hanno avuto una riduzione del 7,4%, mentre coloro che avevano assunto il placebo un aumento dell’8,4%. Tra i due trattamenti c’era stata quindi una differenza non irrilevante, superiore al 15% di grasso epatico. Inoltre, anche le transaminasi, i marcatorti epatici dell’infiammazione, sono risultati in miglioramento, dopo l’assunzione di camu camu.

Secondo gli autori, ricercatori dell’Università Laval del Québec, l’effetto sarebbe dovuto all’elevata concentrazione di polifenoli contenuti nel camu camu, che agirebbero positivamente sul microbiota intestinale e ridurrebbero la formazione di grassi, favorendo al tempo stesso la degradazione di quelli già accumulati. E’ stata comunque notata una grande variabilità nella risposta, probabilmente dovuta alle differenze nel microbiota. Inoltre, come hanno sottolineato i ricercatori canadesi, in commercio esistono numerose preparazioni a base di camu camu, e le concentrazioni di polifenoli presenti possono variare molto. E’ quindi sempre opportuno consultarsi con il proprio medico prima di assumerne una. 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 2 settembre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA