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Pelle e sistema immunitario, una coppia vincente contro le infezioni

La pelle è la prima barriera contro le infezioni. Il suo ruolo protettivo non dipende però da fattori puramente meccanici: anche il sistema immunitario e la flora batterica presente sull’epidermide contribuiscono alla sua funzione di barriera. Lo hanno confermato i ricercatori della New York University, che in uno studio pubblicato su PLoS Pahogens sono riusciti a spiegare cosa accade nella pelle in caso di infezione da schistosoma, organismo tropicale che causa la parassitosi più diffusa al mondo dopo la malaria.

I ricercatori hanno riprodotto in un modello animale ciò che succede quando un individuo entra in contatto con le larve del parassita, che penetra nell’organismo proprio attraverso la pelle. E’ stato così scoperto che a livello del sito di infezione l’infiammazione viene contenuta dalla produzione della citochina interleuchina 10 da parte dei linfociti T CD4+, cellule del sistema immunitario. In questo modo i danni ai tessuti vengono limitati.

I linfociti non reagiscono però solo alla presenza del parassita, ma anche a quella della flora batterica innocua che vive sulla pelle. In particolare, la produzione di interleuchina 10 è stimolata dalla combinazione fra l’inziale risposta dei linfociti T CD4+ alla flora batterica e alla successiva risposta specifica all’infezione da parte del parassita.

Solo se è in equilibrio questo sistema riesce a reagire al meglio, e tutto ciò che causa uno squilibrio può rendere l’infezione più grave.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 27 maggio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: flora batterica, infezioni, interleuchina 10, linfociti T, pelle



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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