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Nuotare in acque fredde apporta diversi benefici. Ma va fatto sempre in sicurezza

Nuotare nelle acque fredde, o praticare il cold swim, anche in inverno, è una disciplina che ha acquistato molta popolarità negli ultimi anni, e che può essere benefica da diversi punti di vista, soprattutto per le donne in menopausa. Secondo uno studio del 2022, condotto su oltre 1.100 donne di età compresa tra i 16 e gli 80 anni che praticavano il nuoto in acque fredde, infatti, circa la metà riferiva benefici sull’ansia, più di una su tre sull’umore e altrettante sulle vampate, e lo stesso si vedeva in donne in età fertile ma con cicli mestruali particolarmente dolorosi.

Tuttavia, il fatto che essa sia nata spontaneamente, senza particolari limitazioni o regole, comporta alcuni rischi, che ora un articolo pubblicato su Women’s Health dai ricercatori delle università di Portsmouth, del Sussex, e di altri atenei britannici (paese in cui il cold swim è assai popolare) fa il punto, e chiede alcuni provvedimenti specifici.

Nel lavoro del 2022, infatti, era anche emerso che il 64% delle nuotatrici preferiva mare, e quasi il 90% lo frequentava tutto l’anno, a prescindere dalla stagione. In estate, la permanenza media era compresa tra 30 e 60 minuti, in inverno tra cinque e 15. E qui sta uno dei problemi principali, come fanno notare gli autori. Se infatti in estate e in primavera le autorità sanitarie controllano regolarmente ampie zone di litorale per verificare che siano balneabili, cioè non contaminate da colibatteri o altro, in inverno questo non accade quasi mai. Ma è nella stagione fredda che le piogge sono più frequenti e che, di conseguenza, gli scarichi a mare dei fiumi possono trasportare anche ospiti indesiderati come i batteri coliformi. E ciò significa che le persone che nuotano nelle acque invernali possono ammalarsi dio gastroenteriti, infezioni cutanee o altro.

Per questo, oltre a sconsigliare il cold swim alle donne in gravidanza (almeno fino a quando non ci saranno più controlli), i ricercatori propongono che le autorità quali il governo, le compagnie delle acque, o il ministero dell’ambiente continuino a monitorare almeno alcune zone specifiche e amate dalle nuotatrici invernali, segnalandole adeguatamente, in modo che chi desidera nuotare in mare in inverno lo possa fare in tutta sicurezza.

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 5 settembre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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