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Contro l’insonnia cronica il thai chi è efficace almeno quanto la terapia comportamentale

Per contrastare l’insonnia cronica che colpisce moltissime persone dopo i cinquant’anni si può ricorrere al thai chi. L’antica arte marziale cinese, infatti, assicura effetti che non hanno nulla da invidiare a quelli di uno degli approcci più utilizzati, la terapia cognitivo-comportamentale o CBT. Lo dimostra uno studio pubblicato sul British Medical Journal nel quale le due strategie sono state messe a confronto su 200 persone in buona salute, ma tutte afflitte dall’insonnia e con più di cinquant’anni.

Gli autori, ricercatori di diverse università cinesi, svizzere e statunitensi, hanno chiesto ai partecipanti di prendere parte a un ciclo di sedute di CBT oppure di thai chi da un’ora due volte alla settimana, per un totale di 24 incontri, e poi sono hanno controllato la qualità del sonno dopo tre mesi e dopo altri 12 (quindi al quindicesimo mese). Per qauntificare gli effetti hanno usato un indice chiamato Insomnia Severity Index che, appunto, calcola la gravità del disturbo del sonno includendo parametri come la difficoltà ad addormentarsi, il risveglio troppo precoce, la frammentazione del riposo e le conseguenze sulle attività quotidiane.

Il risultato è stato che, a tre mesi dal “trattamento”, a vincere è stata la terapia cognitivo comportamentale, che ha ottenuto una diminuzione i 11,19 punti, contro i 6,67 del thai chi, con una differenza, quindi, di 4,52 punti. Tuttavia, al secondo controllo, e cioè dopo 15 mesi, le differenze erano quasi scomparse, perché la CBT aveva pttenuto una riduzione di 10,18 punti, il thai chi una di 9,51, con una differenza di 0,68, considerata non statisticamente significativa.

Il risultato permette quindi di affermare che il thai chi è efficace quanto la CBT. 

Secondo gli autori, i benefici del thai chi si manifestano solo dopo qualche mese perché le persone devono apprendere le posizioni e di solito, una volta preso parte a un primo ciclo, continuano a praticare a prescindere dallo studio, migliorando nel tempo.

Visti anche gli altri benefici (per esempio sull’equilibrio, sull’elasticità delle articolazioni e sul tono dell’umore) associati al thai chi, la conclusione è che esso può rappresentare una valida alternativa, economica e del tutto sicura, per chi cerca di ritrovare il sonno perduto.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 5 dicembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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