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Nature: Così lavorano i "poliziotti" della pelle

Forse non tutti sanno che la pelle è il primo baluardo del sistema immunitario del nostro organismo. Per questo va trattata bene, senza esporla per periodi troppo lunghi ai raggi ultravioletti del sole estivo, o, ancor peggio, alle lampade UV. E sempre per aiutare il sistema immunitario sarebbe meglio evitare i tatuaggi troppo estesi. Ma come funzionano i “poliziotti” della pelle? La risposta arriva da una videoanimazione realizzata con notevole efficacia dalla Arkitek Scientific, per conto della rivista Nature Immunology. Il filmato è visibile sul sito di nature.com all’indirizzo http://www.nature.com/ni/multimedia/skin/index.html (cliccate qui per andare direttamente alla pagina).

Il testo della videoanimazione è in inglese, e - per aiutare i nostri lettori - abbiamo preparato una rapida sintesi.

Dal minuto 0.35 a 1.12: la pelle è la prima barriera del corpo contro i possibili danni traumatici che provengono dall’esterno e contro gli agenti patogeni (batteri, virus, funghi). Le cellule della pelle interagiscono con le cellule del sistema immunitario per preservare l’equilibrio dei tessuti e indurre le risposte difensive.

La pelle è composta dall’epidermide (lo strato più superficiale) e dal derma (più interno). In alcune zone del corpo (cosce, anche, natiche e altre) è poi presente anche il tessuto adiposo sottocutaneo.

Alcuni tipi di batteri, funghi e virus che vivono sulla pelle vengono tollerati dal sistema immunitario, perché hanno un effetto benefico di protezione contro gli agenti patogeni e sono utili per la guarigione delle ferite. 

Dal minuto 1.12 al 2.20: L’epidermide è costituita per la maggior parte da cellule chiamate cheratinociti, che hanno soprattutto una funzione protettiva contro i microrganismi patogeni, ma anche contro il calore, le radiazioni UV, la perdita di molecole d’acqua. I cheratinociti sono "sovrapposti" in cinque strati, che corrispondono ad altrettanti momenti diversi del loro ciclo vitale. Lo strato più in superficie, chiamato corneo, contiene cheratinociti che a volte vengono definiti lamelle cornee, o  corneociti. 

Dal minuto 2.20 al 3.20: Il derma è composto soprattutto da cellule chiamate fibroblasti. A differenza dell’epidermide, questo strato è irrorato dai vasi sanguigni e vi sono anche presenti i vasi linfatici.

La pelle ospita diversi tipi di cellule immunitarie, ognuna con una sua specializzazione. In particolare, nell’epidermide si trovano le cellule dendritiche, che hanno una funzione anti-infiammatoria ma possono anche, al contrario, innescare un’infiammazione (che, almeno in fase iniziale, ha una funzione difensiva), se necessario.

Le cellule dendritiche sono molto efficienti nell’individuare ed eliminare le cellule morte della pelle, ma hanno una funzione molto importante anche nello scovare i “nemici” e segnalarli (o presentarli, come dicono gli immunologi) ai linfociti T, cioè ai “poliziotti” in grado di eliminarli. In altre parole, possiamo dire che le cellule dendritiche sono le sentinelle, e i linfociti T i “killer” immunitari. Una pelle sana contiene un numero circa doppio di linfociti T rispetto a quelli che circolano nel sangue. Per la maggior parte si tratta di linfociti T memoria, chiamati così perché hanno già incontrato i “nemici”, in altre occasioni, e possono essere rapidamente riattivati. 

I linfociti T nell’epidermide sono prevalentemente di un tipo chiamato CD8+, o citotossici, perché si preoccupano soprattutto di eliminare le cellule dell’organismo infettate. Nel derma, invece, i linfociti T sono soprattutto CD4+, o “helper”, così definiti perché producono molecole (citochine) capaci di aiutare a modulare la risposta immunitaria.

Dal minuto 3.20 al 4.30: la pelle reagisce a un attacco esterno, come ad esempio una ferita, in vari modi. Di norma vengono coinvolte, in prima battuta, le cellule dendritiche e i corneociti, che producono AMB (sostanze chiamate “peptidi antimicrobici”, capaci di uccidere i batteri) e altre molecole che attivano le stesse cellule dendritiche. Queste ultime, una volta attivate, migrano verso i linfonodi (vere e proprie stazioni di polizia), dove mettono in allarme e attivano, a loro volta, i linfociti T. Questi linfociti si dirigono verso la pelle e combattono l’infezione. Se un virus o un batterio è stato debellato, i linfociti T  rimangono comunque nella pelle, per garantire l’immunità contro attacchi futuri da parte degli stessi microrganismi.

Dal minuto 4.30 al 6.50: a volte la risposta immunitaria non è così efficiente, e appare purtroppo “sregolata”, per varie ragioni (in molti casi tuttora misteriose). Questo cattivo funzionamento può causare problemi alla pelle, come la psoriasi o la dermatite atopica.

La psoriasi è una malattia cronica infiammatoria, caratterizzata da placche arrossate. Ferite o infiammazioni possono scatenare questa patologia; il primo cambiamento visibile nella pelle è l’accumulo di linfociti T e di cellule dendritiche attorno ai vasi sanguigni, nel derma. In seguito si assiste a un ispessimento cutaneo e si ha un rimodellamento del tessuto. Se non vengono curate, le lesioni provocate dalla psoriasi nella fase acuta possono diventare permanenti. Diversi studi scientifici hanno individuato una serie di fattori genetici all’origine di questa malattia.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 6 luglio 2016
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: cellule dendritiche, linfociti T, pelle



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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