Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

La psoriasi si combatte anche a tavola

L’evidenza emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Jama Dermatology. Ribadita l’efficacia terapeutica della vitamina D e dei farmaci biotecnologici, ma i ricercatori avvertono: le dosi giuste sono ancora da verificare. Un eccesso di questi medicinal potrebbe aggravare la malattia.

Una dieta ipocalorica può migliorare i sintomi della psoriasi nei pazienti in sovrappeso

di Donatella Barus (Fondazione Umberto Veronesi)

’Prima le nuove linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma. Poi una recente ricerca secondo cui una dieta ipocalorica migliorerebbe i sintomi nei pazienti in sovrappeso. È un periodo in cui i riflettori sono puntati sulla psoriasi, malattia infiammatoria cronica della pelle che colpisce un milione e mezzo di italiani, in prevalenza uomini.

LINEE GUIDA - Il documento è stato elaborato da un ampio gruppo di lavoro costituito da esperti in materia e da tutte le figure professionali coinvolte nel trattamento della malattia (dermatologo, farmacologo, oncologo-epidemiologo, medici di medicina generale, diabetologo, reumatologo, epidemiologo e infermiere professionale). La firma in calce è dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani (ADOI). «Sono stati aggiornati i quesiti relativi al trattamento della psoriasi cronica a placche nell’adulto, escludendo quelli relativi alla diagnosi e all’artrite psoriasica - afferma Alfonso Mele, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità e responsabile delle linee guida -. Il nostro intento è quello di fornire un contributo affinché all’interno delle strutture dedicate alla gestione clinica della psoriasi siano tracciati percorsi diagnostico-terapeutici omogenei». Il documento ribadisce l’efficacia dei derivati della vitamina D e dei corticosteroidi nei trattamenti topici per la psoriasi a placche. Efficaci e sicuri anche i farmaci biotecnologici, ma, allo stato attuale, non è possibile affermare se ve ne sia uno migliore di un altro. Esclusa, invece, l’utilità della medicina alternativa.

MALATTIA SISTEMICA - Recenti evidenze suggeriscono come la psoriasi si possa considerare una malattia sistemica, a cui possono associarsi malattie infiammatorie croniche intestinali, patologie oculari, malattie metaboliche e cardiovascolari, disturbi psicologici. Di conseguenza gli aspetti sopra indicati e la natura cronica e inguaribile della malattia fanno sì che le sue conseguenze sociali siano estremamente rilevanti. È per questo motivo che diversi gruppi di ricerca sono al lavoro per studiare i possibili effetti positivi sulla malattia generati da altri comportamenti. A partire dalla dieta, per esempio, che, se a basso contenuto calorico, può migliorare i sintomi della psoriasi nei pazienti in sovrappeso. È la conclusione a cui è giunto uno studio pubblicato su Jama Dermatology da un gruppo di ricerca danese, secondo cui la malattia cutanea risulta associata a un aumento dei tradizionali fattori di rischio cardiovascolare: come il diabete, l’ipertensione e l’iperlipidemia. Lo studio clinico randomizzato è stato condotto su 60 pazienti obesi con psoriasi, divisi in due gruppi: uno seguiva una dieta ipocalorica di 800-1000 chilocalorie al giorno e l’altro continuava a mangiare in modo ordinario. Il trattamento dietetico ha mostrato un importante miglioramento clinico, verificato attraverso un indice di misurazione specifico (Pasi). S’è visto, inoltre, che i pazienti che seguivano una dieta a basso contenuto calorico hanno perso quasi 34 chili in 16 settimane e riportato miglioramenti nei sintomi della psoriasi e nella loro qualità di vita generale. «Servono riscontri su un campione più ampio, ma questo studio ci permette di affermare che i pazienti affetti da psoriasi, seguendo una dieta ipocalorica, possono riscontrare un lieve miglioramento dei sintomi», afferma Peter Jensen, dermatologo all’università di Copenaghen e prima firma della pubblicazione.

Data ultimo aggiornamento 23 giugno 2014
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: dermatite, psoriasi, vitamina D



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA