Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Una pianta brasiliana usata da secoli è efficace contro danni e sintomi dell’artrosi

Una pianta tradizionale brasiliana della famiglia dell’amaranto, la Alternanthera littoralis, nota anche come Tunica di San Giuseppe, usata da secoli come cura contro i parassiti, le infiammazioni e le infezioni, sembra effettivamente contenere principi attivi che spiegano gli effetti, e che potrebbero essere isolati, studiati meglio e usati per esempio contro l’artrosi. Lo suggeriscono i risultati di uno studio pubblicato sul Journal of Ethnopharmacology dai ricercatori Federal University of Grande Dourados (UFGD), della State University of Campinas (UNICAMP), e della São Paulo State University (UNESP), che hanno effettuato una serie di test in vitro e su modelli animali. Il primo passo è stata un’analisi chimica approfondita, che ha portato all’identificazione di diverse molecole potenzialmente efficaci. Quindi sono stati compiuti alcuni test classici di tossicità, per stabilire la dose letale, e si è visto che questa è molto alta, superiore ai due grammi per chilo di peso corporeo, prova evidente della sicurezza della pianta, confermata anche dai risultati delle prove di più somministrazioni ripetute a breve distanza di tempo. Quindi gli autori hanno iniziato a studiare gli effetti in vivo, su diversi modelli animali di artrosi con sintomi e indicatori correlati come il gonfiore alle giunture, il dolore, l’elevata sintesi di citochine pro-infiammatorie. Tutti gli esperimenti hanno avuto un esito positivo, confermando così che l’estratto alcolico della pianta, che contiene i principi attivi, almeno negli animali ha un’azione antinfiammatoria e analgesica, a fronte di una bassissima tossicità e di un’elevata tollerabilità. Inoltre suggeriscono che esista uno specifico effetto riparatore sui tessuti delle articolazioni, oltreché un’azione protettiva veicolata dagli antiossidanti presenti. Le prove ottenute secondo la medicina occidentale confermano quindi quanto scoperto da secoli da quella tradizionale brasiliana, e la pianta merita senz’altro ulteriori approfondimenti, analisi e studi, per arrivare prima possibile ai primi trial sull’uomo.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 30 dicembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA