SINDROME POST VIRALE
La cosiddetta fatigue cronica (CFS-ME) è otto volte più presente tra chi ha un Long Covid

Chi soffre di Long Covid è anche nettamente più a rischio di avere una sindrome da affaticamento cronico/encefalite mialgica o CFS/ME, la misteriosa malattia nota già prima della pandemia che, con ogni probabilità, è una manifestazione delle conseguenze a lungo termine non solo del Covid, ma anche di molte altre infezioni.
Lo suggerisce uno studio appena pubblicato sul Journal of General Internal Medicine dai ricercatori dell’Università dello Utah di Sal Lake City aderenti all’NIH Researching COVID to Enhance Recovery (RECOVER) Consortium, che hanno attentamente analizzato la situazione di oltre 11.700 persone che erano state infettate da Sars-CoV 2 e quella di poco meno di altre 1.500 che non avevano mai contratto il Covid 19. I risultati sono stati più che chiari: tra i primi, l’incidenza di sindrome da fatigue cronica è risultata essere otto volte quella rilevata tra i controlli, e cioè 4,5%, contro 0,6%.
In generale, poi, la pandemia ha fatto esplodere il numero di casi di CFS/ME: in tutto il mondo l’incidenza è mediamente 15 volte quella che si vedeva prima. Il sintomo più comune è il cosiddetto malessere post-esercizio, una condizione che impedisce a chi ne soffre di seguire una riabilitazione fisica, perché l’esercizio, anziché migliorare, fa peggiorare i sintomi.
Infine, un altro dato che conferma la pericolosità delle prime ondate pandemiche: il rischio di CFS/ME è tanto più alto quanto peggiori sono stati i sintomi del Covid acuto, a loro volta più frequenti con le prime varianti, via via, per fortuna, rimpiazzate da altre meno aggressive e contrastate dai vaccini.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 20 gennaio 2025
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