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L’ubrogepant sembra in grado di attenuare
o forse prevenire gli attacchi di emicrania

Chi soffre di emicrania potrebbe trovare un valido aiuto in un nuovo farmaco, che in uno studio pubblicato su Neurology ha mostrato di poter prevenire le crisi almeno in una buona parte dei pazienti. Il nome della molecola è ubrogepant, e il meccanismo d’azione è simile a quello di altri farmaci specifici, e cioè una modulazione del neurotrasmettitore calcitonin gene-related peptide (CGRP) attraverso un blocco dei suoi recettori specifici. 

Le persone soggette a crisi emicraniche molto spesso sanno quando l’attacco sta per arrivare, perché qualche ora prima hanno sintomi specifici. Gli autori dello studio, neurologi dell’Albert Einstein College of Medicine di New York e di altri centri statunitensi, hanno reclutato circa 500 pazienti in grado di prevedere l’arrivo dell’emicrania, che avevano emicranie da almeno un anno e che avevano avuto, nei tre mesi precedenti, da tre a otto crisi al mese. Hanno quindi suddiviso il campione in due gruppi: uno che assumeva prima un placebo e poi, solo a conclamata, il farmaco (alla dose di 100 milligrammi) e uno che faceva il contrario, cioè assumeva subito ubrogepant e solo dopo il placebo; il tutto per due mesi. Nel frattempo, hanno chiesto loro di annotare la gravità dei sintomi in una scala da zero a cinque, che andava da nessun effetto sulla vita quotidiana a un’estrema limitazione della stessa.

Alla fine il risultato è stato che, tra coloro che avevano assunto subito il farmaco, il 64% aveva riferito “nessuna limitazione” nelle 24 ore successive, contro il 48% del gruppo che lo aveva assunto solo dopo, e dopo due ore la percentuale, tra i primi, era addirittura del 73%. Inoltre, gli indicatori di qualità di vita hanno mostrato tutti un chiaro vantaggio.

Pur con alcune limitazioni dello studio come il fatto di basarsi su quanto riferito dai pazienti, l’ubrogepant si candida quindi a farmaco di prima scelta in caso di attacchi emicranici prevedibili. In molti casi, potrebbe cambiare profondamente la quotidianità di chi ne soffre.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 4 settembre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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