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I supplementi a base di olio di krill sono
del tutto inutili per l’artrosi del ginocchio

L’olio di krill, un concentrato di acidi grassi omega tre ottenuto da piccoli crostacei e venduto per le più diverse indicazioni, dal controllo del colesterolo alla prevenzione dei tumori, non è di alcuna utilità nel contrastare l’artrosi del ginocchio, a differenza di quanto viene pubblicizzato da alcuni produttori. Lo dimostra uno studio controllato, nel quale è stato sperimentato contro un placebo in oltre 260 persone dell’età media di 61 anni che soffrivano di artrosi del ginocchio e sinovite, cioè perdita di liquido sinoviale nelle articolazioni. Come riferito su JAMA dagli autori, ricercatori dell’Università della Tasmania di Hobart, tutti i partecipanti sono stati trattati con due grami al giorno di olio di krill o di un placebo indistinguibile da esso per un totale di 24 settimane. Alla fine dei sei mesi, il risultato è stato inequivocabile: non è emersa alcuna differenza tra i due gruppi nelle scale di valutazione del dolore. Per quanto riguarda gli effetti collaterali (dolori alle estremità e altri lievi disturbi muscoloscheletrici), anch’essi hanno colpito in egual misura i due gruppi. Tutto ciò ha portato gli autori a conclusioni chiare: non esistono prove a supporto dell’assunzione di olio di krill per contrastare l’artrosi del ginocchio. Tra l’altro, il continuo aumento della domanda sta causando un preoccupante depauperamento dei banchi di krill nei mari più freddi: un altro ottimo motivo per non assumerne, se è destinato a non avere alcuna efficacia.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 20 giugno 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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