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HIV, al via i test sull’uomo
del primo vaccino a mRna

di Agnese Codignola

Tra le (poche) eredità positive che la pandemia lascerà dietro di sé ci saranno con ogni probabilità numerosi vaccini, grazie all’approccio basato sull’RNA messaggero o mRNA. Prodotti per i quali erano in corso studi anche decennali, ma che non avevano ancora raggiunto la maturità scientifica che consente di arrivare alle effettive vaccinazioni. Ora tutto questo sta cambiando, grazie alle conferme sull’mRNA ottenute con miliardi di somministrazioni, e uno dei successi che sembra avvicinarsi di più è quello relativo a un vaccino inseguito da almeno trent’anni: quello contro i virus dell’HIV che provocano l’AIDS.

È infatti iniziata la fase 1 del trial clinico chiamato HVTN 302, come annunciato ufficialmente dai National Institutes of Health (NIH) statunitensi che sponsorizzano le ricerche tramite il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID). Moderna, l’azienda che ha realizzato uno dei due vaccini anti-Covid a mRNA, ha arruolato i primi 12 pazienti presso il Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle: l’obiettivo è includerne almeno un centinaio per capire, in persone sieronegative ma a rischio, se il vaccino è sicuro e ben tollerato, e se riesce a indurre la sintesi di anticorpi specifici.

Come contro SARS-CoV-2, anche in questo caso si è pensato di prendere come antigene (cioè come molecola in grado di scatenare una risposta immunitaria) una proteina che consente l’ingresso del virus HIV nelle cellule, analoga alla Spike. Ma poiché i possibili antigeni individuati dallo Scripps Research Institute di La Jolla - anche grazie a una sponsorizzazione della Bill and Melinda Gates Foundation - erano almeno tre (proteine molto simili ma leggermente diverse), Moderna, con la sua piattaforma, ha sviluppato tre mRNA, che saranno tutti studiati contemporaneamente, ciascuno in una diversa sottopopolazione di pazienti. Nessuna delle tre proteine delle quali viene fornito l’mRNA è in grado di dare l’infezione e questo rende le formulazioni sicure.

Dopo la prima dozzina di volontari, altri saranno reclutati in diversi ospedali di tutto il Paese. Un primo gruppo di 18 persone riceverà una somministrazione da 100 microgrammi di mRNA, seguita da un’altra dopo due mesi e da una terza dopo sei (evidentemente si pensa che il booster sia necessario). Se tutto andrà bene, un secondo gruppo di volontari riceverà una dose più alta, pari a 250 microgrammi, con la stessa cadenza. Tutti saranno sottoposti a controlli periodici relativi alla sicurezza, ma anche alla produzione di anticorpi prima e linfociti poi.

I primi dati dovrebbero essere disponibili per il mese di luglio del 2023, in modo da indirizzare le fasi successive delle sperimentazioni, per esempio concentrando l’attenzione sul prodotto più promettente dei tre. Inoltre, si spera di ottenere una serie di risposte generali su questo tipo di vaccinazioni: approfondimenti che non sempre è stato possibile fare per il vaccino anti-Covid, data l’emergenza in atto, ma che potrebbero rivelarsi utili per sviluppare anche altri vaccini contro malattie altrettanto pericolose e per le quali non esiste ancora un’immunizzazione efficace.

Per quanto riguarda l’AIDS, nonostante se ne parli molto meno di un tempo, nel 2020 nel mondo si sono infettate 1,5 milioni di persone, che sono andate ad aggiungersi ai molti milioni di malati che vivono grazie alle terapie antiretrovirali. Numeri che, si spera, potrebbero essere presto molto ridimensionati, grazie a nuovi vaccini a mRNA.

Data ultimo aggiornamento 27 marzo 2022
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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