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Ecco perché il latte materno protegge dalle infezioni

Il latte materno, si sa, è insuperabile nel garantire la salute del neonato. Ma finora non si capiva bene da che cosa avessero origine i suoi benefici. Ora i biologi del Brigham and Women’s Hospital di Boston (USA) lo hanno chiarito: il latte materno contiene almeno una ventina di molecole ad alto potere antinfiammatorio e stimolante del sistema immunitario, che assicurano al bambino uno scudo difensivo contro il mondo esterno, con il quale viene a contatto nei primi mesi di vita.

Nell’ambito dello studio, pubblicato sulla rivista Mucosal Immunology, i ricercatori hanno analizzato molti campioni di latte materno, e hanno identificato appunto una famiglia di molecole chiamate specialized pro-resolving mediators, o SPM, di cui, grazie ad altre ricerche, era già emersa qualche traccia in vari tessuti. Nessuno, però, aveva mai studiato in modo sistematico queste sostanze (perché, appunto, erano state trovate solo minime tracce in organi molto diversi, anche lontani fra loro) e nessuno, in particolare, aveva pensato di andarle a cercare nel latte materno.

I biologi di Boston hanno provato a esaminare anche il latte vaccino e quello artificiale, non trovando gli SPM. Inoltre, per verificarne il ruolo, hanno trattato con queste molecole alcune colture cellulari e animali da laboratorio che erano stati infettati con vari tipi di microrganismi, dimostrando che gli specialized pro-resolving mediators hanno un effetto antinfiammatorio e di stimolo per il sistema immunitario. Infine, hanno anche visto che nelle donne con la mastite, un’infiammazione che può colpire le madri che allattano, gli SPM sono molto più bassi della norma.

Gli studi ora continuano, per definire ancora meglio l’identità e il ruolo di tutti gli SPM, e ipotizzare un possibile impiego a scopi preventivi o terapeutici.

 

A.C.
Data ultimo aggiornamento 20 ottobre 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: latte materno



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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