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Con VirScan tutti i virus
in una sola goccia di sangue

Costa circa 25 dollari a test e promette di identificare in una sola goccia di sangue tutti i virus con i quali si è entrati in contatto, anche decenni prima. E’ VirScan, l’esame ideato dagli immunologi dell’Howard Hughes Medical Institute di Boston che potrebbe consentire significativi passi in avanti nella cura delle infezioni virali, nella messa a punto di nuovi vaccini e, potenzialmente, anche nel campo delle malattie autoimmuni, dei tumori e delle infezioni batteriche.

In realtà VirScan non è ancora in commercio, ma fa già parlare di sé attraverso gli esperimenti che ne provano l’efficacia. Pubblicati su Science, tali esperimenti hanno previsto di far esprimere da batteriofagi (virus che infettano i batteri) frammenti di proteine provenienti da più di mille ceppi di 206 diversi virus che infettano l’uomo. In questo modo è stato possibile identificare con quali di questi virus è entrato in contatto un individuo semplicemente immergendo i batteriofagi in una sua goccia di sangue.

Infatti una volta iniziata la produzione di un anticorpo l’organismo ne può conservare la memoria. In altre parole, in un campione di sangue possono essere presenti anticorpi in grado di riconoscere i frammenti proteici espressi dai batteriofagi ottenuti dai ricercatori di Boston. E’ proprio attraverso questo principio che gli scienziati hanno scoperto che in ognuno degli oltre 560 campioni di sangue analizzati era possibile rilevare le tracce dell’interazione dell’individuo con almeno 10 specie diverse di virus.

VirScan permette quindi di superare il limite degli attuali test, che consentono di analizzare solo una possibile infezione alla volta. Secondo i suoi ideatori in futuro il suo impiego potrebbe esteso ad altri, nuovi, virus; non solo, VirScan potrebbe essere utilizzato anche per verificare l’interazione con altri patogeni, ad esempio batteri, funghi o i protozoi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 8 giugno 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: batteriofagi, infezioni, virus



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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