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Colite ulcerosa, negli over 50
il bisturi a volte "batte" i farmaci

Nel caso degli ultracinquantenni affetti da colite ulcerosa il trattamento chirurgico potrebbe offrire migliori aspettative di vita rispetto alla sola terapia farmacologica. Questo il dato, per certi aspetti sorprendente, che emerge da uno studio pubblicato sugli Annals of Internal Medicine da un gruppo di gastroenterologi ed immunologi della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania (USA), che hanno verificato l’andamento della malattia e la mortalità in oltre ottomila pazienti con colite ulcerosa, giungendo alla conclusione che il bisturi non dovrebbe essere temuto a priori e che la possibilità di sottoporsi all’intervento di asportazione del colon - pur essendo fortemente traumatica - dovrebbe essere discussa con il proprio medico per valutarne i possibili benefici.

Lo studio ha coinvolto due gruppi di pazienti. Il primo era stato sottoposto a colectomia (l’intervento di asportazione totale o parziale del colon), mentre il secondo era stato trattato solo con i farmaci. In entrambi i casi gli autori hanno valutato la mortalità per persona per anno, parametro che fornisce una misura della sopravvivenza moltiplicando il numero dei partecipanti allo studio per il numero di anni durante i quali il singolo partecipante è stato seguito. Ne è emerso che, nel caso dei pazienti operati, la mortalità per persona per anno era pari al 34 per mille, mentre in quello dei partecipanti in trattamento con soli farmaci era del 54 per mille.

In genere, fino a quando le condizioni del paziente lo permettono, la colite ulcerosa viene trattata con farmaci steroidei o altri immunosoppressori. Solo quando non c’è più risposta alle terapie farmacologiche viene proposto l’intervento, che porta con sé pesanti effetti collaterali. I dati raccolti in questa ricerca suggeriscono, però, che la scelta di rimandare l’intervento fino a quando i farmaci lo permettono non sia necessariamente l’approccio migliore, soprattutto nei pazienti che hanno superato i 50 anni di età.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 20 luglio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: colite ulcerosa, farmaci



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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