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Certi tipi di infezioni possono proteggere dall’artrite reumatoide

Alcune infezioni potrebbero proteggere dal rischio di sviluppare l’artrite reumatoide, secondo uno studio pubblicato sugli Annals of Rheumatic Diseases da un gruppo di ricercatori svedesi, del Karolinska Institutet di Stoccolma.

Negli ultimi anni il possibile legame tra la composizione della flora batterica intestinale e il rischio di innescare alcune malattie autoimmuni - quali l’artrite reumatoide appunto - è stato suggerito diverse volte, perché la composizione del "microbiota" (l’insieme dei batteri dell’intestino) influenza il funzionamento del sistema immunitario. Ora lo studio svedese (anche se solo "osservazionale", come dicono i tecnici, e non conclusivo) rafforza questa idea.

I ricercatori hanno verificato la presenza di varie infezioni in oltre 2.800 pazienti con l’artrite reumatoide e in altre 3.500 persone prive di questa malattia. Di tutti erano noti i dati clinici relativi alle malattie che si erano presentate nel periodo compreso tra il 1996 e il 2009. Analizzando questi dati, gli studiosi si sono resi conto che la presenza di un’infezione del tratto urinario, delle vie genitali o dell’intestino era associata a una diminuzione del rischio di sviluppare l’artrite reumatoide del 20, del 22 e del 29%, rispettivamente. Se le infezioni risultavano tutte presenti (vie urinarie, genitali e intestino), tale calo arrivava al 50%. Questi effetti erano riscontrabili, però, soltanto se le infezioni erano presenti da almeno due anni, mentre se erano insorte entro l’anno precedente all’avvio dell’artrite reumatoide, non era possibile dimostrare un chiaro legame.

E’ presto per trarre conclusioni definitive, perché i dati mettono in luce solo un’associazione e non un rapporto di causa-effetto, ma le prove a favore di un importante ruolo della microflora batterica e del sistema immunitario intestinale nelle patologie autoimmuni stanno aumentando, e la relazione sembra sempre più probabile. Tutto questo, se sarà verificato, permetterà anche di mettere a punto terapie diverse e più efficaci per prevenire e curare l’artrite reumatode.

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 7 febbraio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: flora batterica intestinale



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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