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Batteri, nemici-amici per la pelle

Diverse patologie dermatologiche potrebbero avere, tra le cause, un’errata composizione della flora batterica cutanea. Lo rivela uno studio USA pubblicato su PNAS.

Le malattie della pelle, anche quelle più misteriose come la psoriasi, potrebbero essere influenzate dalla composizione della flora batterica della pelle stessa: lo sostiene uno studio americano pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) che consolida un’idea già esistente.

La flora batterica cutanea, a sua volta, risente dei cambiamenti che si verificano nel sistema immunitario, mutando la sua composizione e favorendo o impedendo lo sviluppo o l’aggravarsi delle malattie cutanee.

L’idea che la flora batterica cutanea e il sistema immunitario vivano in simbiosi non è nuova, ma ora un esperimento condotto su animali dai dermatologi della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania conferma l’esistenza di questo tipo di rapporto e spiega anche in che modo esso si esplica.

IL RUOLO DEL COMPLEMENTO - In particolare, i ricercatori hanno agito su una delle componenti del sistema immunitario: il complemento, cioè la porzione incaricata della risposta immediata agli ospiti indesiderati.

Modificando appunto il complemento degli animali (e, in particolar modo, una proteina chiamata C5aR), gli autori hanno dimostrato che tutta la flora batterica cutanea subisce una modifica non tanto nella quantità totale di germi presenti, ma nel tipo di popolazioni batteriche prevalenti.

E tale modifica - hanno spiegato gli autori  - va nella direzione di un indebolimento o di un rafforzamento delle possibili reazioni difensive, a seconda del tipo di intervento attuato.

POSSIBILI TERAPIE FUTURE - L’informazione, oltre a confermare l’importanza di un buon equilibrio tra batteri e difese immunitarie per la salute della pelle, lascia anche intravedere possibili applicazioni terapeutiche.

Agendo su uno dei elementi della simbiosi, infatti, si può pensare di riuscire a trovare farmaci efficaci contro malattie tuttora non facili da curare come la dermatite atopica o la psoriasi.

Data ultimo aggiornamento 15 novembre 2014
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: flora batterica, pelle, Università della Pennsylvania



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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