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La paleodieta non è mai esistita: gli ominidi mangiavano anche molte verdure lavorate

La cosiddetta paleodieta, un tipo di alimentazione basata fondamentalmente su proteine animali, pochi zuccheri e molti grassi, che in teoria richiama quella dei primi ominidi, non assomiglia per nulla alla vera dieta dei primi Sapiens. I quali, al contrario, mangiavano di tutto e di certo consumavano verdure cucinate in quantità. Le più recenti scoperte archeologiche provenienti da tutto il mondo mostrano infatti che nella dieta normale dei cacciatori-raccoglitori, vissuti più di 20.000 anni fa, e poi dei loro eredi, erano presenti semi, cubetti di tuberi pieni di amidi cucinati e schiacciati, e noci amare disintossicanti e altri vegetali lavorati. Anzi, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Archeological Research dai ricercatori della University of Toronto Mississauga, sarebbe stata proprio la capacità di lavorare i vegetali a plasmare l’evoluzione, insieme a quella di progettare e utilizzare gli utensili adatti allo scopo. Tale competenza avrebbe permesso agli ominidi di adattarsi agli ambienti più diversi, traendo comunque dai vegetali presenti nella zona tutto il necessario per mantenersi in salute. L’articolo, che in realtà è una lunga revisione dello stato dell’arte, chiarisce tutti i passaggi identificati finora in tutto il mondo, compreso l’avvento dell’agricoltura e quello della domesticazione degli animali, e dimostra appunto che gli esseri umani sono sempre stati onnivori. L’evoluzione pè stata simile e ha conosciuto grandi cambiamenti per lo stesso tipo di ragioni tra le quali, oper esemepio, la disponibilità imporovvisa di grandi quantità di cibo arrivata con l’agricoltura, o gli eventi climatici. Chi intende seguire un’alimentazione sbilanciata come quella definita paleo può farlo, ma a suo rischio, e soprattutto senza chiamare in causa antenati che non avrebbero mai mangiato in quel modo.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 24 dicembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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