Notice: Undefined index: privacy in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/top/privacy_advisor.php on line 1

Questo sito utilizza cookies tecnici (Google Analytics) per l'analisi del traffico, senza scopi commerciali; proseguendo la navigazione ci si dichiara implicitamente d'accordo all'uso dei medesimi Ok, accetto

I rapporti (pericolosi) tra infezione
cutanea da stafilococco aureo e lupus

L’origine del lupus eritematoso sistemico o LES, malattia autoimmune che colpisce tutto l’organismo, potrebbe essere meno misteriosa, grazie a uno studio molto dettagliato condotto, per ora, solo su modelli animali, e pubblicato su Science Immunity.

Gli immunologi della Tohoku University School of Medicine di Sendai, in Giappone, sono infatti partiti da topi con la sindrome di Sjögren, una malattia autoimmune presente nel 20% dei malati di LES utilizzata spesso come modello dello stesso LES, e geneticamente modificati per non esprimere solo nella cute una proteina chiamata IκBζ, fondamentale per la risposta ai patogeni e tipicamente assente nella sindrome. 

Come atteso, gli animali hanno sviluppato la Sjögren, ma anche una dermatite atopica e diversi tipi di autoanticorpi

Analizzando le specie batteriche presenti nelle placche di dermatite, è emerso che esse contenevano quantità anomale di stafilococco aureo, un batterio normalmente presente sulla pelle ma che, quando in eccesso, può provocare infezioni anche molto gravi. 

Non a caso, somministrando antibiotici orali contro lo stafilococco, i sintomi del LES si sono attenuati, la dermatite è migliorata e i livelli di autoanticorpi sono scesi, a riprova di un possibile coinvolgimento del batterio nel LES. 

A ulteriore conferma, infettando i modelli animali con il batterio, si è visto un rapido aumento degli autoanticorpi e, spesso, un danno renale, tipico anche del LES. 

Le tappe successive hanno suggerito che cosa potrebbe succedere. Le cellule della cute chiamate cheratinociti, se non hanno IκBζ ed entrano in contatto con lo stafilococco, muoiono. Ma ciò attira altri elementi del sistema immunitario come i neutrofili, e scatena la produzione di citochine già coinvolte in diverse malattie autoimmuni, come la 13 e la 17. E questa superattivazione infiammatoria potrebbe essere all’origine dell’autoimmunità.

Tutto ciò accade negli animali, e va riprodotto nell’uomo, dove non sempre le manifestazioni di autoimmunità sono simili. Tuttavia, lo studio offre una visione nuova sull’origine della stessa, sulla sulla quale, per ora, non vi sono certezze ma solo ipotesi. E la comprensione dell’origine è il primo passo verso terapie realmente curative, oggi assenti.


Data ultimo aggiornamento 8 marzo 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA