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Sars-CoV2 agisce anche sul microbiota
intestinale, alterandolo profondamente

L’infezione da Sars-CoV2 interferisce pesantemente con il microbiota intestinale, e le conseguenze di questo squilibrio, chiamato disbiosi, possono essere drammatiche: alcune specie patogene presenti nell’intestino possono migrare nel sangue, dove causano infezioni secondarie spesso resistenti agli antibiotici e non di rado mortali.

Da quando è iniziata la pandemia ci si chiede se le infezioni secondarie siano un effetto del Covid, oppure se la malattia agisca più duramente su persone già debilitate e vittime di altre infezioni, con un sistema immunitario che non svolge il suo ruolo a sufficienza. Ora uno studio pubblicato su Nature Communications dai medici e ricercatori della New York University Grossman School of Medicine chiarisce in modo convincente che cosa accade. I ricercatori hanno infatti infettato dei modelli animali con Sars-CoV2, e dimostrato che, in seguito ad alterazioni di alcuni tipi di cellule intestinali (chiamate globose e di Paneth), la loro flora batterica cambia in misura significativa, lasciando più spazio a specie batteriche resistenti agli antibiotici, quando presenti e, in generale, a batteri pericolosi. Questi stessi si ritrovano nel sangue degli animali e, una volta messi in coltura, confermano la loro natura. Come controprova, gli autori hanno analizzato il microbiota di 96 pazienti di entrambi i sessi, ammalatisi nel 2020: tutti mostravano disbiosi dello stesso tipo. La varietà delle specie era diminuita, e le popolazioni erano sbilanciate, con una prevalenza di batteri patogeni, inclini a sviluppare resistenza e, nel 20%, a migrare nel sangue grazie anche alle modifiche alla permeabilità intestinale. 

Il Covid, oltre a molti altri danni d’organo e di sistema, può quindi alterare profondamente il microbiota, con gravi ripercussioni su tutto l’organismo. 


Data ultimo aggiornamento 8 febbraio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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