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Per combattere la fragilità degli anziani
c’è un rimedio naturale: una mela al giorno

Per prevenire la fragilità dell’anziano, oltre a un sufficiente apporto proteico, è importante assicurare anche un’assunzione adeguata di flavonoidi, antiossidanti presenti nella frutta e nella verdura e, in particolare, di una sottoclasse specifica: quella dei flavonoli. Uno studio durato molti anni, i cui risultati sono appena stati pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition, dimostra infatti che il rischio di sviluppare una fragilità, cioè una condizione che prevede cadute, fratture, ricoveri, allettamenti, denutrizione e altro, tipica dell’anziano, diminuisce sensibilmente via via che aumenta l’apporto appunto di flavonoli e, nello specifico, di una molecola chiamata quercetina.

Nello studio, parte di una delle indagini di popolazione più grandi mai effettuati, denominata studio Framingham dal nome della cittadina del New England dove è stata condotta, 1.700 persone dell’età media iniziale di 58 anni, che non presentavano alcuna fragilità, sono state seguite per almeno 12 anni. Ciascuna assumeva, in media, 309 milligrammi di flavonoidi al giorno, da frutta e verdura fresche. Dopo 12 anni, poco più del 13% di loro aveva sviluppato una fragilità e, andando a verificare le abitudini alimentari, è emerso che, anche se il quantitativo totale di flavonoidi non sembrava essere associato a effetti sulla fragilità, quello dei flavonoli, e in particolare della quercetina, lo era: per ogni 10 milligrammi al giorno in più di flavonoli (il quantitativo che si ritrova in una mela di dimensioni medie), il rischio diminuiva del 20%, e per la quercetina tale valore saliva al 35%.

Anche se lo studio continua, per cercare di capire esattamente quale sia il ruolo della quercetina e degli altri composti della famiglia dei flavanoli nei complessi fenomeni che pertano alla condizione chiamata "fragilità dell’anziano", di solito questi effetti sono dovuti agli irripetibili assortimenti di varie sostanze presenti nella frutta e nella verdura, e non si riproducono mai nei supplementi di sostanze purificate. Se si vuole prevenire la fragilità, il consiglio è quindi sempre quello di dare il maggior spazio possibile proprio ai vegetali freschi, quasi tutti ricchi di flavonoidi, flavanoli e quercetina.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 26 maggio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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