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Risolto il mistero della morte di Neruda:
ucciso con un’iniezione di botulino

A cinquant’anni esatti dai fatti, risalenti al 1973, il mistero della morte di Pablo Neruda, il poeta, premio Nobel per la letteratura e militante comunista cileno potrebbe essere stato svelato, anche se mancano prove incontrovertibili sulle cause del decesso. In seguito alla riapertura delle indagini, avvenuta dopo la denuncia del nipote e biografo Rodolfo Reyes, il team internazionale di tossicologi e medici forensi incaricato delle analisi, dopo aver analizzato oltre 2.000 sostanze, è infatti giunto a una conclusione plausibile, contenuta in un rapporto per ora non pubblicato, ma di cui alcuni media come lo spagnolo El Paìs e riviste scientifiche come Nature hanno avuto ampi stralci. 

Nonostante Neruda fosse gravemente malato e avesse un tumore della prostata metastatico, nessuno ha mai ritenuto che la sua morte, avvenuta quasi improvvisamente a soli 12 giorni dal colpo di stato che portò al potere Augusto Pinochet, fosse da attribuire al tumore.

Poi, nel 2011, l’ex autista di Neruda Manuel Araya aveva riferito che poche ore prima del decesso a Neruda era stata fatta un’iniezione imprevista e, per questo motivo, era stata effettuata una prima riesumazione. I test disponibili allora, tuttavia, non avevano portato a nulla, come aveva riferito la stessa Nature, che ha seguito tutta la vicenda nel corso degli anni.

Ma la tecnologia e le scienze forensi, nel frattempo, hanno fatto passi da gigante e per questo motivo i nuovi test, basati sull’analisi genomica dei pochi resti ancora disponibili, hanno portato a una svolta. Nei denti del poeta è stato infatti rinvenuto materiale genetico del batterio Clostridium Botulinum, una delle più vecchie armi biologiche conosciute, oltreché agente mortale in casi di avvelenamento da cibo mal conservato. E poiché il livello di degradazione è simile a quello degli altri batteri presenti nel corpo, l’ingresso del botulino nel corpo di Neruda sarebbe databile nelle ore precedenti il decesso. Inoltre, la presenza nei denti sarebbe compatibile con l’iniezione, perché il botulino sarebbe arrivato dal sangue.

Al momento non si può comunque escludere che Neruda sia stato più o meno volontariamente avvelenato con un cibo avariato, né che il batterio sia entrato nel corpo dopo la morte, provenendo dal terreno: per questo, e confidando nelle potenzialità sempre migliori delle analisi, gli esperti hanno chiesto al giudice un supplemento di indagini, per studiare ancora più a fondo quanto rimane del grande poeta cileno.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 3 marzo 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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