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Lo hata yoga è un ottimo esercizio fisico e,
insieme, un efficace rimedio contro lo stress

La pratica regolare dello yoga, anche da remoto, tramite lezioni on line sotto la guida di un maestro debitamente formato, aiuta significativamente chi è sotto stress a stare meglio. Lo si è visto durante i lockdown della pandemia, e ora lo confermano i risultati di uno dei primi studi condotti sull’argomento, dagli psicologi dell’Università dell’Illinois di Urbana-Campaign, pubblicati sul Journal of Behavioural Medicine. In esso 86 persone di età media pari a 41 anni, nell’80% dei casi donne, tutti impegnati in attività lavorative che avevano provocato i tipici i sintomi dello stress, con scarsissima o nessuna esperienza nella pratica yogica, sono state invitate a seguire, per otto settimane, un programma di sedute di yoga classico da 50 minuti tre volte alla settimana, e a compilare dettagliati questionari sulla loro condizione psicofisica, mentre uno smartwatch monitorava alcuni parametri vitali.

Il tasso di partecipazione è stato alto, superiore al 75%, e il 100% di chi aveva preso parte alle lezioni si è dichiarato soddisfatto, senza effetti collaterali. Alla fine, chi aveva partecipato ha avuto minori livelli di stress e migliori parametri cardiometabolici rispetto a un gruppo di coetanei che non avevano partecipato, usati come controlli, e ha mostrato migliori capacità di concentrazione. Gli effetti si sono mantenuti anche nel tempo, per alcune settimane dopo la fine dei due mesi di sperimentazione.

Lo yoga si conferma dunque essere un ottimo strumento per il mantenimento del benessere psicofisico, perché – a differenza di tutte le discipline simili - unisce un’attività fisica completa a esercizi sulla respirazione, sul coordinamento motorio e psicofisico, sulla concentrazione: il mix perfetto anche per combattere lo stress, anche da remoto.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 24 maggio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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