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No, la sonata KV448 di Mozart non esercita
un’azione preventiva sulle crisi epilettiche

Ascoltare la musica di Mozart e, in particolare, la sonata KV488, non fa diminuire il rischio di crisi epilettiche, per quanto piacevole possa essere. Messo alla prova dei numeri, cade così uno dei tanti effetti quasi miracolosi attribuiti al genio austriaco, la cui musica, negli anni, è stata associata ai benefici più svariati, dall’aumento delle performance intellettuali in adulti, bambini e perfino feti alla produzione di latte nelle mucche, fino al rendimento dei batteri utilizzati per purificare le acque reflue: tutti o quasi benefici mai dimostrati scientificamente. Tra gli ultimi pubblicizzati (anche sui social media) c’è appunto quello sulle crisi epilettiche, che un gruppo di psicologi proprio dell’Università di Vienna ha voluto verificare, cercando tutte le ricerche condotte e pubblicate sul tema negli ultimi anni, e controllando se i risultati effettivamente suggerissero una qualche efficacia. Come hanno poi riferito su Science Advances, gli studi ammissibili sono stati otto, che hanno coinvolto circa 200 pazienti: numeri già di per sé eloquenti, perché molto bassi. E l’esito finale è stato più che deludente: ascoltare la KV448, ma anche altre partiture di Mozart, non apporta alcun tipo di effetto positivo sull’epilessia o, quantomeno, non esiste alcuno studio che ne dimostri davvero uno. Quelli che sono stati fatti, oltretutto, sono tutti assai limitati, e di scarsa qualità statistica. 

Resta l’indubbio piacere, di per sé benefico e rilassante, e non certo solo per gli epilettici, di ascoltare tutta la produzione di Mozart e in generale la musica.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 20 marzo 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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