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Il sucralosio contrasta l’immunoterapia.
E gli altri fanno invecchiare il cervello

Il dolcificante sucralosio andrebbe evitato, se si segue una cura oncologica basata sul sistema immunitario, perché modifica il microbiota intestinale. Infatti, poiché le complesse reazioni del sistema immunitario favorite dall’immunoterapia hanno bisogno di un microbiota intestinale al massimo della sua efficienza, le conseguenze possono essere gravi.

Da tempo si sa che molti dolcificanti interagiscono con il microbiota, e per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne sconsiglia esplicitamente l’uso, se non ci sono specifiche esigenze. Il sucralosio, in particolare, è oggetto di attenzione perché è uno dei più diffusi, e lo si ritrova anche in moltissimi alimenti e bevande industriali. E ora uno studio pubblicato su Cancer Discovery conferma i suoi effetti negativi in chi segue un’immunoterapia, e chiarisce anche i meccanismi attraverso i quali questi si esplicano. In esso gli oncologi della Johns Hopkins University hanno osservato l’andamento delle terapie in cento persone con tumore del polmone o della pelle che assumevano regolarmente sucralosio o saccarina o aspartame, altri due dolcificanti molto comuni. Hanno così visto che chi assumeva sucralosio aveva tassi di risposta alla terapia inferiori, e una sopravvivenza più breve. Con le altre due sostanze non si è visto lo stesso effetto. A quel punto, volendo capire meglio che cosa accade, hanno utilizzato modelli animali con gli stessi tumori ma privi di microbiota, e hanno dimostrato che, se si trapianta il microbiota di altri animali che hanno consumato il sucralosio, le conseguenze sull’immunoterapia sono dello stesso tipo: si ha una diminuzione della sensibilità e, quindi, dell’efficacia. Il sucralosio sembra qundi inficiare, almeno in parte, l’immunoterapia a causa delle modifiche al microbiota, parte fondamentale del sistema immunitario. Gli studi proseguono, per capire il fenomeno ancora meglio. Nel frattempo, anche in attesa di indicazioni ufficiali, se si è in cura con un’immunoterapia è meglio evitare il sucralosio, se possibile.

Negli stessi giorni, poi, un altro studio, uscito su Neurology, ha mostrato, in base ai dati di oltre 12.000 persone, che chi consuma più dolcificanti ha un invecchiamento precoce del cervello, di 1,6 anni rispetto a chi non ne assume. Le molecole stidiate sono: aspartame, saccartina, acesulfame-K, eritrolo, xilitolo, sorbitolo e tagatoso.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 17 settembre 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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